Google controlla gli acquisti fatti sul circuito Mastercard per vedere se le sue inserzioni online combaciano con le spese fatte nel mondo reale. Ci sono prove di tutto ciò?
Sembrerebbe che Google paghi Mastercard per avere informazioni personali sugli acquisti di ogni utente. Tale indiscrezione è trapelata dal sito Bloomberg. In particolare Mark Bergen e Jennifer Surane hanno riferito quanto segue:
Per tutto l’anno scorso, inserzionisti di Google selezionati hanno avuto accesso ad un nuovo potente tool per controllare se le pubblicità che loro pubblicano online contribuiscono a vendere realmente in negozi fisici negli USA. Queste informazioni sembrerebbero provenire, in parte, da una grossa quantità di informazioni che Google ha comprato da Mastercard.
Ma più dei 2 miliardi di possessori di carte Mastercard non sono a conoscenza di tutta faccenda, svoltasi perlopiù all’ombra di tutti. E’ proprio per tale motivo che nessuna delle due compagnie ha mai ammesso pubblicamente tutto ciò.
I dati incriminanti sembrerebbero infatti essere utilizzati in particolare per il tool di misurazione del valore complessivo degli annunci, di Google. Parliamo di un accordo da milioni di dollari.
Non sappiamo quanto possa essere estesa la collaborazione tra le due società, ma è plausibile che Google voglia avere accesso a quelle informazioni: sapendo esattamente cosa compriamo, può essere più convincente per vendere i suoi servizi agli inserzionisti, sapendo esattamente come e cosa far vedere ad ogni utente per aumentare le vendite. Sembrerebbe inoltre che, solo negli USA, la compagnia abbia accesso ad almeno il 70% delle transazioni effettuate con carte di credito e debito (molte delle quali mastercard) e quindi le probabilità che Google sappia cosa compriamo sia dentro che fuori da Internet sono veramente elevate.
Non sappiamo se Google abbia accordi solo con Mastercard, ma è inverosimile pensare che Google si limiti a comprare tali informazioni da una sola azienda. Google d’altronde è un’azienda quotata in borsa che ha come scopo finale non solo quello di fornire tanti servizi agli utenti, ma anche di aumentare il fatturato. Però c’è sicuramente da chiedersi: come reagirebbe l’utenza se Google ufficializzasse chiaramente i suoi accordi di compravendita di dati sensibili e privati dei suoi utenti? Ne varrebbe veramente la pena?